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Clik here to view.È il titolo dell’interessante post di Valentina Cominetti, pubblicato sul blog “polemicafertile”. Un’attenta analisi di quello che accade in materia d’informazione sui più recenti fatti che riguardano l’Ucraina e che riteniamo di dover offrire ai nostri lettori come spunto di riflessione, poichè in qualche modo (aspetti economici e geopolitici) riguarda tutti noi:
La crisi in Ucraina porta di nuovo alla ribalta il concetto di guerra informativa o maskirovka (inganno militare), come la chiamano i russi. Sì, perchè la possibilità di gestire, diffondere e quindi manipolare l’informazione consente netti vantaggi sull’avversario. Un avversario confuso dalle notizie che riceve, un avversario che non sa più chi è il suo nemico, che non sa da cosa difendersi né dove colpire. Un avversario che non sa più nemmeno come convincere il suo alleato a rimanere tale: già, perchè la maskirovka confonde anche gli alleati, mina la conoscenza e l’evidenza dei fatti, insinua il dubbio. E per creare l’inganno militare maskirovka non si limita all’ambito militare, ma invade anche l’economia, la politica, la vita sociale di un Paese, in tempo di guerra e in tempo di pace. Lo scopo è destabilizzare la sicurezza nazionale e fuorviare l’opinione pubblica (possibilmente quella mondiale). Quindi questa guerra dell’informazione coinvolge tutti, volenti o nolenti, come vittime o come combattenti.
Alesya Tataryn è una degli amministratori del gruppo Facebook “Italia-Ucraina, un sentimento, un amore, un matrimonio”. Aprendo questa pagina oggi e scorrendone i post, sembrerebbe che si tratti di un gruppo dedicato all’informazione sulla crisi Ucraina. Eppure la sezione informazioni riporta indicazioni di tutt’altra natura: “Un gruppo per discutere tra noi, di usi, costumi, usanze e dinamiche tra persone di culture diverse unite dall’amore e dal reciproco rispetto”. Il gruppo è nato il 1 marzo del 2013 e riuniva 600 persone (oggi i membri del gruppo sono 2264) che avevano in comune il fatto di essere coppie miste italo-ucraine. “Serviva a scambiarsi informazioni sulle tradizioni, sulle ricette, sui punti di vista. Insomma per conoscersi meglio e comprendersi di più.”.
Poi in Ucraina inizia la crisi, piazza Maidan si riempie di gente e anche in Italia si comincia a parlare di Kiev. “Dai primi giorni di Maidan, tutti i mass media italiani hanno cominciato a chiamarci fascisti e nazisti, senza mai spiegare il perchè della protesta, senza mai mostrare quanto fosse pacifica la gente sulla piazza, senza mai passare informazioni di cronaca pura su quello che stava accadendo.”, spiega Alesya. “Allora noi, che guardavamo i nostri telegiornali su canali come hromadske.tv o espreso.tv, provavamo una rabbia inspiegabile, un dolore fisico, le lacrime che dovevamo soffocare ci strozzavano il respiro. Ci chiedevamo il perchè di tanta ferocia. Dovevamo reagire. Inizialmente rispondevamo ai commenti e ai post sui siti che ci calunniavano. Poi abbiamo capito che c’era un grosso problema di disinformazione dovuto all’alfabeto e alla lingua. Così abbiamo cominciato a tradurre tutte le informazioni dei media ucraini in italiano e in inglese, linkando anche le fonti in cirillico. Dalla notte del 18 febbraio a quella 20 non ho mai dormito, non sono andata a lavorare, non mi alzavo per mangiare. Ho passato tre giorni di seguito a tradurre in diretta on line quanto fosse in mio potere tradurre.”.
“Non si tratta di combattere” dice Alesya “Ma di cercare di recuperare tutta la gente che per mancanza o per errori d’informazione non sa più riconoscere il torto dalla ragione. A me, a tutti noi, importa fornire una corretta informazione alla gente comune, alla gente senza pregiudizi. Non perchè debbano schierarsi tutti dalla nostra parte, ma perchè la loro opinione si fondi su notizie corrette e non su menzogne e infangamenti. Noi vogliamo che l’opinione che la gente si fa su quanto accade in Ucraina sia veramente un’opinione libera.”.
Sono migliaia le persone che come Alesya hanno deciso di combattere per diffondere notizie corrette sulla crisi ucraina. All’inizio ognuno agiva individualmente, senza un progetto preciso, senza un’organizzazione alle spalle. Poi, per quanto riguarda l’Italia è stato creato Euromaidan.it, un ufficio stampa di volontari che raccoglie e traduce tutte le notizie più importanti giorno per giorno. Ma ce ne sono altri, come laveritaucraina.mioartprojects.com. E nonostante tutto i gruppi Facebook svolgono ancora un ruolo importante perchè non dovendo più gestire il grosso delle informazioni, possono dedicarsi a quelle che altrimenti sfuggirebbero, quelle di minor rilevanza (se così si può dire).
Lo stesso è successo in tutto il mondo e lo stesso è successo in Ucraina, dove spontaneamente è nato l’Euromaidan Press Centre, un gruppo di ragazzi, giornalisti ma soprattutto non, che si è messo gratuitamente al servizio dei mezzi di informazione. Il loro impegno e la loro affidabilità hanno trovato riconoscimento quando, a fine marzo, il rinnovato, ma senza fondi, Ministero della Difesa ucraino ha chiesto proprio a quei ragazzi di occuparsi del reparto di Pubblica Informazione.
Sembrerebbe un lieto fine, e invece non è così, perchè la maskirovka è una guerra permanente. Si è fatto molto. La popolazione ucraina sembra aver recuperato credibilità agli occhi dei media. Ma c’è ancora tanto da verificare, smentire, diffondere. Ogni giorno bisogna ripetere che nessuno minaccia gli ucraini dell’Est, che non si vuole abolire l’uso della lingua russa, che il Governo di Kiev non sta sparando sulla sua gente e che non c’è bisogno dell’intervento delle “forze di peacekeeping” del Cremlino. E nonostante questo impegno senza tregua, ogni giorno centinaia di notizie non vengono tradotte, altrettante storie non possono essere raccontate e vengono sottratte così alla conoscenza e alla storia.